domenica 22 aprile 2012

Ri-conoscersi in primavera.









Il cambio di stagione può produrre in alcune persone oltre che dei mutamenti da un punto di vista fisiologico anche effetti da un punto di vista psicologico.
Si possono presentare dei sintomi di malessere generale, disturbi del sonno, una scarsa emotività o semplicemente una stanchezza diffusa.
Ci si può sentire privi di energia e con un interesse per le piccole cose quotidiane minimo e magari anche con qualche cambiamento da un punto di vista alimentare prediligendo carboidrati e zuccheri.
Per questo è importante dare attenzione a questa sintomatologia ed iniziare a prendersi cura di Sè con una vita sana, cercando di fare quotidianamente cose che ci piacciono e che ci rendono sereni, con una particolare attenzione a tutti i segnali che il nostro corpo ogni giorno ci manda.
E' infatti utile come prima cosa ripristinare e/o mantenere un ciclo sonno-veglia regolare, mangiare frutta e verdura e laddove possibile ridurre qualche impegno di lavoro  evitando di caricare il corpo e la mente con attività troppo stimolanti e stressanti, intraprendendo inoltre anche una buona attività fisica che può essere una semplice corsa all'aria aperta, un corso di Yoga o di danza.
Quindi in particolare in questo periodo cosi' delicato dell'anno è quanto mai utile ascoltarsi, fermarsi un momento e trovare lo spazio per ritagliarsi del tempo utile al nostro benessere sia da un punto di vista fisico che psicologico, il nostro Sè ci ringrazierà!


                                                               Dottoressa Emanuela Venanzoni


Per il mese di Maggio e Giugno per chi decide di intraprendere un percorso di  Terapia e/o di Counseling avrà una riduzione del 15%  per i primi 8 colloqui.


Riceve il martedi presso A.D.Y.C.A. in via Famagosta, 6  zona Prati ( metro Ottaviano)


Contatti:

emanuela.venanzoni@gmail.com

Cell. 347/ 2104183.







Cenerentole o principesse?


                                            
Cenerentole o Principesse?


E se a mezzanotte la carrozza non si trasformasse di nuovo in una zucca saremmo davvero contente?






Il contesto sociale e familiare in cui molte donne attualmente si trovano a vivere quotidianamente induce molte volte un senso di frustrazione e di non appagamento sia a livello professionale che di relazione ed il percorso che induce verso l’autostima è diventato sempre più lento e faticoso, mettendo in ombra aspetti  che sono fondamentali per la propria autorealizzazione.
                                                    


 Il gruppo ha l’obbiettivo di:
  •    Facilitare il riconoscimento dei propri lati “eroici” quotidiani
  •    Condurre ad uno sviluppo e/o ad una ricostruzione in senso riparatorio del Sé.
  •    Imparare a regolare, riconoscere ed esprimere le proprie emozioni in relazione a Sé stessi   e agli altri.
  • Contenere i  comportamenti di grave disinvestimento affettivo dalla realtà e dalle relazioni e quelli impulsivi  sia di tipo auto-aggressivo che etero-aggressivo.


                                                 Il gruppo si rivolge a donne che :

Desiderano attraverso l’esperienza del gruppo mettersi in gioco e confrontasi per sperimentare nuove modalità di comportamento;
Approcciarsi ad una nuova consapevolezza della propria realtà femminile;
Vogliono esplorare più a fondo il proprio lato eroico quotidiano per avere una maggiore sicurezza, una crescita dell’autostima  ed una maggiore padronanza delle proprie emozioni;


Strumenti:

La metodologia di lavoro è un’integrazione della  Terapia della Gestalt con l’Arteterapia : Fototerapia, collage, pittura, condivisione e rielaborazione.



Numero dei partecipanti

Max 10 persone. Numero minimo per far partire il gruppo 5 persone.
                           


Durata degli incontri : 

5 incontri di due ore a partire da Martedi 15 Maggio dalle 18:30 alle 20:30 a cadenza quindicinale e settimanale per il mese di Giugno. Calendario dettagliato sul sito www.yogadanza.it.

I laboratori si svolgeranno presso A.D.Y.C.A.  Via Famagosta,6 ( zona Prati, metro Ottaviano).


Prezzo : 

  25 euro a incontro (compreso materiale) + 10 euro tessera associativa A.D.Y.C.A. ( validità un anno ).




Per Info e Prenotazione :  

       
tramite mail dal sito :          www.yogadanza.it


Oppure :                            emanuela.venanzoni@gmail.com   
                                          Cell.     347/ 2104183
                                                                                       






I laboratori sono a numero chiuso, per partecipare è necessaria la prenotazione. 











  

Il Corpo questo strano "essere"


" Gli spiriti sono qui, dove sono i corpi, nello spazio e nel tempo naturali, ogni volta e fintanto che i corpi son corpi viventi "   ( Husserl, 1961 ) 

La cultura Occidentale ci ha abituato da moltissimi anni a considerare il corpo come un elemento distinto e ben diviso da quella che è la nostra mente, ed in poche occasioni a considerarli come un'entità che presenta un'unica e complessa realtà.
Spesso infatti ci si riferisce al corpo dicendo " il mio corpo" quasi fosse un oggetto che ci appartiene e non al contrario come una parte importante del nostro Sè. Noi invece siamo il nostro corpo, ma è facile che ce ne dimentichiamo e preferiamo guardarlo, parlarne ed avvicinarci ad esso come fosse qualcosa di altro da noi, come se non fosse in stretta correlazione con ciò che viviamo ogni giorno.
In effetti la domanda che può essere un primo punto di riflessione è quanto ci accorgiamo del nostro corpo? Riusciamo a sentirlo? riusciamo a percepire i messaggi che egli continuamente manda? e che importanza gli diamo?.
All'apparenza sembrano domande quasi banali, ma frequentemente capita che le persone quasi non si accorgano più di avere un corpo, e soltanto dopo averle portate ad un certa soglia di consapevolezza percepiscono di nuovo questo strano "essere".
Mentre invece il nostro corpo è il primo organo che incontra il mondo, nel quale agisce e nel quale si crea l'esperienza che a mano a mano che viene accumulata crea la nostra crescita quotidiana.
Questo profondo legame tra mente e vissuto corporeo è alla base anche del concetto più moderno di disagio e di malattia; infatti molti autori sia psicoterapeuti, sia la comunità scientifica prettamente medica, sono concordi nel delineare che alcuni problemi come la tensione cronica, i mal di testa, l'obesità, alcune sofferenze psicosomatiche, l'insensibilità emozionale, taluni disturbi sessuali, alcune forme lievi di sintomatologie depressive sono strettamente collegati anche al vissuto mentale della persona.
Noi siamo una totalità formata da più parti come appunto corpo, mente, emozioni, pensieri, sentimenti, immaginazione, sensi, movimento che si integrano e si intersecano fra di loro in un tutto armonico e nel momento in cui qualcosa viene dimenticato, assopito, non "ascoltato" qualcosa si manifesta, lanciando un campanello d'allarme nel nostro quotidiano.
Se si riesce a coinvolgere in ogni esperienza della vita questo tutto armonico, in particolare non dimenticando mai di avere un corpo, il senso di Sè sarà più forte, più efficace e si avrà come una sensazione di interezza e di equilibrio.
Questa buona consapevolezza corporea può essere utile sia nel cercare di risolvere piccoli problemi quotidiani come far fronte alle tensioni, capire e comprendere le nostre emozioni ed i nostri sentimenti e quindi modellarli in base alle relazioni che abbiamo in quel momento, ma sia anche per affrontare problematiche più profonde legate a parti di Sè, ad un momento di confusione, a determinati conflitti emotivi oppure ad un forte senso di frammentazione.
Per questo è importante cominciare a lavorare sulla consapevolezza di ciò che vive il corpo, dare espressione verbale a quello che avviene cercando con un esercizio continuo di esplicitare i segnali corporei in quanto questa trasformazione permette nel tempo una maggiore conoscenza di noi stessi, dando una nuova opportunità di creare un equilibrio diverso per contattare l'ambiente soddisfacendo i propri bisogni.
Attraverso questi lavori che possono essere fatti dapprima in un percorso terapeutico, ma anche da soli, la persona può trovare nuovi modi di essere, ma anche semplicemente un nuovo modo di ascoltare il proprio respiro ,sentire quando e dove può avere delle sensazioni di apnea, delle tensioni che si trovano in alcune parti.
Questo perchè se un nostro bisogno viene frustrato e non ascoltato pensando erroneamente che non sia importante o che possa essere semplicemente rimandato, l'intero organismo reagisce a livello somatico, emotivo e cognitivo ed anche il comportamento ne viene di conseguenza influenzato.
Molte volte abbiamo delle tensioni che provocano un forte irrigidimento, un respiro affannoso o dei giramenti di testa, queste sono reazioni istintive dell'organismo che una volta riconosciute e comprese vanno elaborate ed affrontate perchè tutto ciò se non fatto, può portare ad avere un adattamento corporeo quasi cristallizzato nel non ascolto dando via a degli atteggiamenti automatici anche di ritiro in Sè stessi e nei casi gravi di una vera e propria alienazione.
Per questo è importante rendere leggibili i segnali del nostro corpo, risolvere le situazioni incompiute, le Gestalt aperte, per sanare nel tempo queste fratture emotive.
Trasformare queste cristalli comportamentali in nuove modalità a noi più consone che meglio ci somigliano e ci rappresentano non avendo paura del cambiamento e nè di quello che questo può comportare nel nostro quotidiano.
Il nostro corpo merita attenzione ed ascolto perchè appunto noi siamo il nostro corpo.




" Chi scorge una differenza tra spirito e corpo non possiede nè l'uno nè l'altro"                                                    
                                                                                              ( Oscar Wilde )                            










mercoledì 4 aprile 2012

La Terapia è utile solo per chi sta male?


Nell'accezione comune in un eventuale approccio ad un percorso di psicoterapia si pensa che alla base di una scelta del genere si debba essere colpiti da chissà quale patologia, disagio estremo ed altre situazioni affini.
E questo fino a poco tempo fa era pensiero di molti ed apparteneva ad un sottile, ma profondo retaggio culturale che ha contribuito negli anni a guardare alla psicoterapia come una disciplina chiusa ed efficace solo in determinati ambiti della realtà sociale.
Ma a partire dallo sviluppo di altre accezioni con la quale la psicoterapia è vista, ci si è iniziati a domandare altro, ed in particolare, a come quest'ultima possa invece essere per molte persone una grande risorsa per la loro crescita individuale e quindi collettiva.
Erving Polster nel libro la Terapia della Gestalt Integrata, fu uno dei primi a porsi determinate domande e ad affermare in tutto il suo percorso di lavoro come la psicoterapia  non sia utile soltanto per chi sta male, ma al contrario, come sia possibile estendere alla comunità tutte quelle prospettive che si sono scaturite proprio dal lavoro con gente diciamo "disturbata".
Il passaggio è sopratutto sottolineato dal fatto che mentre prima gli psicoterapeuti erano chiusi nei loro studi, quasi in isolamento, ed erano abituati a pensare alla terapia come basata esclusivamente sulla diade paziente/terapeuta, ora ci si interroga anche cosa c'è fuori dal setting terapeutico, da dove viene il paziente, come interagisce all'interno del suo ambiente che entra a far parte in maniera preponderante dentro la terapia. 
La persona oggi si trova infatti, molto più di qualche tempo fa dentro una società definita da Baumann "liquida" e che offre sempre meno certezze e conferme.
Questo può scaturire incertezze, ansie, paure ed interrogativi su dove si sta andando e cosa si sta facendo della propria vita o magari semplicemente sulla difficoltà nel comunicare con l'Altro.
E' naturale che la psicoterapia non può fornire delle risposte esatte e precise, ma in una visione olistica della persona, può co-costruire insieme a lei delle indicazioni su come affrontare un proprio personale percorso di crescita, pensando e sottolineando più che all'importanza della cura, alla prospettiva di una nuova scoperta di sè stessi.
La terapia quindi come una nuova modalità che può offrire alla persona, attraverso la relazione diadica con il terapeuta, l'opportunità di mettersi in gioco, di alimentare le sue capacità di costruire delle nuove relazioni, di sperimentarle, di consolidare e vedere un senso del Sè migliore e più costruttivo.
Questo induce a pensare in maniera diversa, a guardarsi in modo più consapevole, mettendo in figura quali sono le risorse sulle quali puntare, lavorando in contemporanea su alcuni blocchi emotivi che possono interagire nella vita quotidiana creando disagi e/o insoddisfazioni.
Per questo tornando al quesito di partenza, è importante affermare che no, la terapia non è utile soltanto a chi sta male, ma può avere numerose sfaccettature all'interno della vita di una persona che sceglie di fare un percorso terapeutico, in cui si rompe a volte un implicito isolamento e nel quale si può ri-trovare e ri-conoscere il proprio meraviglioso potere personale.