giovedì 23 maggio 2013






"Quando non c'è più rimedio è inutile addolorarsi, perché si vede ormai il peggio che prima era attaccato alla speranza. Piangere sopra un male passato è il mezzo più sicuro per attirarsi nuovi mali. Quando la fortuna toglie ciò che non può essere conservato, bisogna avere pazienza: essa muta in burla la sua offesa. Il derubato che sorride, ruba qualcosa al ladro, ma chi piange per un dolore vano, ruba qualcosa a se stesso "

 William Shakespeare  - Il mercante di Venezia -

martedì 21 maggio 2013

La ballata del Narcisista.





Caravaggio, Narciso, 1594-1596
                                                

Quando mi sono trovata nel dover scegliere quale argomento trattare per la mia tesi di specializzazione, ho avuto un attimo di esitazione, in quanto fui sommersa da idee e riflessioni che in anni di percorso e di studi mi avevano portato a vedere la realtà sotto tanti e diversi punti di vista. Scelsi, per ciò che concerne l'argomento di psicopatologia, il Narcisismo che mi ha sempre da una parte affascinato e dall'altro provocato anche una profonda tenerezza ed umanità, in quanto il loro vissuto emotivo è come bloccato, intrappolato, come se non riuscissero ad esprimere l'immensità del loro cuore e dello loro emozioni, incapaci di accogliere a volte ciò che hanno intorno, ne hanno paura e rimangono bloccati nella loro profonda incapacità di entrare in contatto con l'Altro. 
Il Narcisismo vissuto anche come metafora sociale, espressione di solitudine e di interruzioni al contatto, dove alle volte ci si trova di fronte a delle relazioni "usa e getta", si fa fatica a trovare dei punti di riferimento e sembra talvolta quasi rétro parlare di valori e di impegno morale. 
Nello stesso tempo è altresì vero che si parla anche in maniera quasi inflazionata di società narcisistica e come si sa, a livello comunicativo ed emotivo, quando una parola ed un concetto vengono troppo utilizzate si rischia che ciò che davvero vogliamo comunicare non arrivi a chi di dovere.
Ma quello che forse a volte non viene sottolineato credo in maniera rilevante sia, per questa tipologia di persone, quanto per loro possa essere estremamente difficoltoso e talvolta anche doloroso, entrare in contatto con l'Altro, riuscire ad andare al di là delle proprie solitudini e provare a mettersi in gioco, persone per le quali come diceva Lowen era impossibile dire "Ti amo" due semplici parole che aprono un mondo, ma che per loro può diventare un elemento ulteriore di distacco, di fuga dall'emotività e di profonda fragilità. Forse è stato questo l'aspetto che più mi ha colpito, sopratutto in relazione alla metodologia della Gestalt Psicosociale, nella quale l'accettazione, l'inclusione e lo "stare con", può dare un nuovo modo nel tempo e con tanta fatica di entrare a contatto con le loro antiche ferite, questo permette loro di dare voce a livello emotivo a ciò che altrimenti rimarrebbe per sempre nella caverna del loro cuore. Mi sono anche chiesta guardandomi intorno, quanto questo proliferare di una tendenza narcisistica non sia dovuta anche a quella che è la nostra realtà sociale e culturale, non mi voglio addentrare in elementi pregiudizievoli e che possano essere un monito su come risolvere e trattare la nostra società, ma nel dettaglio mi sono orientata nel vedere come anche realtà quali Internet, l'Arte e la Musica siano divenute nel tempo espressione di elementi narcisistici. 
In particolare curiosando e cercando argomenti in proposito mi sono imbattuta in una significativa quanto singolare ricerca di Nathan DeWall, pubblicata nel New York Times nel 2011, psicologo presso la University of Kentucky, che con alcuni colleghi hanno infatti analizzato i testi delle canzoni presenti nella Billboard Hot 100 Chart 1980-2007, scoprendo anche loro una costante crescita, statisticamente significativa, del narcisismo espresso nei testi musicali, con la presenza di un maggior numero di pronomi come “io” e “me”, o un incremento di parole che indicavano comportamenti antisociale come "odio" o "uccidere". Questi gradualmente sono andati a sostituirsi al classico “noi” o a parole come "amore" e "dolcezza". Esempi recenti di narcisismo nelle canzoni pop sono ad esempio quelli presenti nel brano di Justin Timberlake, del 2006 “I’m bringing sexy back”  o in quello della Beyoncé, del 2005: “It’s blazin”. In queste canzoni vi è la tendenza ad esprimere ostilità e rabbia, piuttosto che i tradizionali sentimenti di felicità e soddisfazione. Già in alcune ricerche del passato il narcisismo e i sentimenti di ostilità verso gli altri sono stati tra loro messi in collegamento, ma l’analisi di DeWall, pubblicata sulla rivista Psychology of Aesthetics, Creativity and the Arts mostra che questo accade anche nei testi delle canzoni. Fino agli anni ’80 nei testi delle canzoni l’amore era qualcosa di positivo, e riguardava due persone, mentre le canzoni più recenti sono centrate su ciò che l’individuo desidera, e sulle delusioni e le offese che altri gli hanno procurato.
In contemporanea, oltre che analizzare i testi della canzoni, i ricercatori attraverso test di personalità, verificarono che nel giro di poche decadi le emozioni vissute dalla fascia di giovani adulti era più orientata verso modelli depressivi o tendenti al narcisismo ed all'individualità che non con lo sguardo verso la Relazione e l'Altro.
Ed in Italia? anche qui si sono fatti degli studi riguardo sopratutto il modello portato avanti dai cantautori dove si assiste più alla presenza della melanconia e del dissenso sociale che non del narcisismo vero e proprio se non un esempio su tutti come nella canzone “La ballata dell’amore cieco e della vanità” di De Andrè del 1966 nella quale si assiste al ritorno della figura della persecutrice sadica, donna di Baudelairiana memoria, che rispecchia più il Narcisismo descritto da Kernberg.
L’aggressività distorta e sadica, un comportamento crudele ed onnipotente che condurrà il suo innamorato alla morte lasciandole solo “del sangue secco delle sue vene”. Non si può certo  affermare con assoluta certezza che  in un contesto culturale e sociale di questo tipo che esalta e coltiva ambizioni personali smisurate ed un distacco completo dall’emotività e dalle relazioni, si sia sviluppata come conseguenza una proliferazione di disturbi al limite, favorendo un’immaturità ed un impoverimento relazionale, affettivo e sociale, ma credo sia comunque necessario volgere un occhio attento ed una partecipazione attiva da parte dei professionisti delle relazioni d’aiuto e non solo, per saper rispondere sempre meglio alle varie esigenze che stanno emergendo in un contesto sociale sempre più disgregato e particolare ed analizzare in maniera attenta e presente questi continui mutamenti.

sabato 18 maggio 2013

I suoni del cuore.

                               
                                      



"Ascolti una musica, passano i giorni, passano gli anni, risenti quella musica e tutto ritorna, tutto rivivi: le immagini, i profumi, lo stato d'animo vissuto in quei 3 minuti di vita passata. Tutto è stato magicamente registrato nel profondo della tua anima... come una chiave riapre una vecchia porta, riaccedi, tramite dolci o amare note, in un mondo tuo al momento dimenticato... " ( Anonimo).

Rileggendo queste righe mi è tornato alla mente un pò quello che descriveva nel romanzo Alla ricerca del tempo perduto lo scrittore Proust il quale dopo aver assaggiato di nuovo una madeleine,  si ritrova sommerso nel ricordo di ciò che aveva vissuto:

..] in una giornata d’inverno, rientrando a casa, mia madre, vedendomi infreddolito, mi propose di prendere, contrariamente alla mia abitudine, un po’ di tè. Rifiutai dapprima, e poi, non so perché, mutai d’avviso. Ella mandò a prendere uno di quei biscotti pienotti e corti chiamati Petites Madeleines, che paiono aver avuto come stampo la valva scanalata d’una conchiglia di San Giacomo. Ed ecco macchinalmente oppresso dalla giornata grigia e dalla previsione d’un triste domani, portai alle labbra un cucchiaino di tè, in cui avevo inzuppato un pezzetto di Madeleine. Ma, nel momento stesso che quel sorso misto a briciole di biscotto toccò il mio palato, trasalii, attento a quanto avveniva in me di straordinario. Un piacere delizioso m’aveva invaso, isolato, senza nozione della sua causa. M’aveva subito resi indifferenti le vicissitudini della vita, le sue calamità, la sua brevità illusoria, nel modo stesso in cui agisce l’amore, colmandomi d’un’essenza preziosa [...]. 

E questo è quello che più o meno accade quando ci troviamo ad ascoltare un brano, una canzone particolare, una melodia, quando andiamo ad un concerto che ci porta alla mente emozioni, pezzi di vita vissuta .
Non importa quale sia il genere musicale, o dove ci troviamo, ma quello che colpisce è come essa possa risvegliare in maniera del tutto naturale ed involontario, delle emozioni a volte assopite, nascoste dal passare del tempo che ci sembravano ormai del tutto dimenticate.

Ed invece, un pò come per Proust, ci si trova totalmente immersi in una sensazione, dove molto spesso anche il nostro corpo si trova a provare delle modifiche sensoriali, magari c'è una lieve accelerazione dei battiti cardiaci, oppure ci si accorge di avere le mani sudate ed il respiro muta la sua regolarità.
E' come se in quel momento il passato, sollecitato da una casuale sensazione sonora, può riemergere nel Qui ed Ora, ed essere vissuto in modo totalmente diverso da ciò che è stato, con un bagaglio emotivo che è sempre in divenire.

Si può creare un nuovo ricordo e dare vita ad una nuova sensazione legata a quel particolare evento, a ciò che è ormai passato, ma che continua a vivere dentro di noi.
Ho da sempre avuto modo di essere a contatto con la musica sia da un punto vista puramente da ascoltatrice, sia da un punto di vista attivo e cioè da quando anni fa iniziai a suonare prima le percussioni e poi il basso.
Ebbene questa componente dapprima ludica poi più strutturata e studiata, mi ha accompagnato da sempre anche nella progettazione di interventi e nella relazione terapeutica dove ho cercato di trovare per lei, un posto di rilievo.

Questo perchè credo che insieme alle altre forme di arte possa essere uno "strumento" meraviglioso per cogliere le varie sfumature che ciascuno possiede e che, molto spesso, attraverso i canali della comunicazione canonica non sempre si riesce a trovare la giusta espressione dei suoni del nostro cuore.
La musica che può essere sia di accompagnamento, sia sperimentata in prima persona attraverso piccole improvvisazioni e creazioni di veri e propri dialoghi sonori riesce in pochi minuti ad aprire numerosi canali comunicativi.

Può aiutare a vincere le proprie paure e per cercare di canalizzare le ansie, favorendo la creatività e la voglia di giocare e di sperimentarsi aiutando la socializzazione o più semplicemente può lenire uno stato di agitazione ed essere un modo per rilassarsi e sintonizzarsi su ciò che il nostro corpo ci sta segnalando.  

Vorrei chiudere postando una composizione del pianista Erik Satie "Nocturne n°1" che più volte ha co-condotto con me vari laboratori espressivi !!!.

Buon ascolto.







venerdì 17 maggio 2013

Relazione d'aiuto








Una relazione di "aiuto" potrebbe essere definita come una situazione in cui uno dei partecipanti cerca di favorire, in una o in ambedue le parti, una valorizzazione maggiore delle risorse personali del soggetto ed una maggiore possibilità di espressione.


Carl RogersOn Becoming a Person, 1961

L'amore e la volontà.





Rollo May (1909-1994 ) è stato tra i padri fondatori della psicologia umanistico-esistenziale la quale, nella sua teorizzazione terapeutica, sottolineava l’importanza della libera scelta, insieme al concetto di autodeterminazione e la piena fiducia nell'uomo, nel suo stesso potenziale e nelle sue risorse che possono aiutarlo nei momenti di difficoltà. Questi punti cardine si ritrovano anche nel modo di fare terapia, dove al centro diviene importante il fattore della relazione con la Persona, rivolgendo l’attenzione alla sua interezza, estrapolandola dall'etichettamento e dalla probabile stigmatizzazione che ne può derivare e solo successivamente spostare l'attenzione al suo problema.

Questo, che verrà poi ripreso ampiamente dalla Psicoterapia della Gestalt, permette sia al terapeuta che alla persona di essere entrambi parti attive nella terapia, che non è più vista semplicemente come la soluzione di un determinato disagio, ma come un'opportunità nuova di benessere e di confronto. Come un elemento fondamentale di crescita reciproca, all'interno della quale trovare e prendere contatto con le potenzialità e le risorse insite in ognuno di noi.

E proprio sfruttando la sua pratica pluriennale nella psicoterapia e nello studio della civiltà contemporanea, Rollo May, ha scritto il libro " Amore e Volontà" che rappresenta una meditazione ed una vera e propria passione rivolta ai problemi dell'uomo moderno. Egli analizza le pressioni sorte nell'attuale periodo di transizione tra il vecchio e il nuovo mondo, le forze che ci conducono a un disagio, a una spersonalizzazione, a una disumanizzazione universalmente diffusi. E la cosa che più stupisce leggendolo, che per quanto questo sia un libro pubblicato nel 1969, ha degli spunti di riflessione molto intensi anche rispetto allo smarrimento sociale in cui stiamo vivendo attualmente.
In questa opera che forse rappresenta uno dei punti più alti della sintesi del suo pensiero, egli descrive le varie problematiche della società contemporanea attraverso la coppia, in questo caso concettuale, dell'Amore e della Volontà appunto, che possono portare ad un ulteriore smarrimento laddove viene a mancare la giusta direzione e la giusta interdipendenza tra le due.

L'individuo per realizzare il suo potenziale in tutta la sua magnificenza deve agire affinchè tutto ciò che vive sia sostenuto dalla forza dell'Eros inteso non come pulsione sessuale, e quindi a soddisfare un puro ed esclusivo piacere personale, ma come spinta alla Relazione con l'Altro.
Una forza vitale che rende le persone capaci e desiderose di operare per il benessere altrui, dove nel momento in cui si crea un legame non è soltanto espressione della somma di due esperienze individuali isolate, ma una vera ed autentica unione, e laddove accade si assiste alla Creazione di una nuova Gestalt, una nuova vita relazionale, un nuovo campo di forze magnetiche. 

Credo che la lettura, per quanto in alcuni aspetti sia di stampo tecnico diciamo per gli addetti ai lavori, possa fornire comunque degli spunti di riflessione interessanti, sopratutto su come poi nel nostro quotidiano ci si pone da un punto di vista emotivo e quanto poi si faccia davvero Contatto con l'Altro, quanto ci si domanda come sta davvero l'Altro e come stiamo noi, o quanto in realtà si possa credere che ciò avvenga, ma che, nell'effettiva modalità di come si entra in Relazione tutto ciò non succede.

E' un porre una maggiore attenzione alla nostra sensibilità emotiva che nel tempo si è persa nei meandri della crisi, della velocità con cui si vivono le situazioni e le persone; è un invito a stare di più a contatto con ciò che ci capita, ed a combattere con l'emozione questo impoverimento affettivo che è entrato con forza nel nostro campo sociale.

Mi ha molto colpita per l'attualità del suo pensiero, da dove si può estrapolare il concetto di non avere paura dell' Altro, dello sconosciuto, di ciò che non ci è familiare, recuperando una visione più umana e relazionale, partendo dapprima da uno sguardo d'insieme su come noi viviamo ogni giorno tutto questo per poi affacciarci con entusiasmo al mondo e all'Altro e non per curare le nostre ferite ed i nostri bisogni a tratti narcisistici, ma con un nuova curiosità ed arricchimento reciproco.
Come dice l'Autore è necessario iniziare di nuovo a considerare le emozioni non soltanto come una spinta verso l'esterno, ma delle vere e proprie tensioni che ci spingono verso qualcosa, un impeto creativo ed un'aspirazione a plasmare le situazioni. 

Vorrei concludere con questa citazione che a mio personale avviso oltre che racchiudere una bella immagine, può essere un ultimo elemento di meditazione. 

"I nostri sentimenti sono, al pari dei colori e dei pennelli del pittore, modi di comunicazione e di partecipazione alle esperienze significative del nostro mondo. ..... Noi siamo in un campo magnetico. Un individuo sensibile apprende,.... , a captare i sentimenti delle persone che lo circondano, così come la corda di un violino risuona alla vibrazione di ciascun'altra corda musicale nello spazio, anche se in misura talmente infinitesimale da non essere avvertibile all'orecchio"   Rollo May. L'Amore e la Volontà.