giovedì 10 ottobre 2013

BIORELAX E BENESSERE PSICORPOREO.



Nell'attuale società "liquida" e post moderna, sempre più si è pressati da schemi e rigidità che ingessano le proprie abitudini e comportamenti all'interno di stereotipie e ritmi prevedibili.
Tutti sono in corsa, la fretta ed il denaro si sostituiscono ai valori della condivisione e del ben-essere personale e di gruppo.
Ne consegue che, sempre di più, si è insoddisfatti, inquieti, demotivati, lontani dai propri desideri, snaturati da se stessi.

E' l'elevato costo dello stress e del non rispetto dei propri bisogni bisogni e necessità più profonde ed autentiche.

Allora che fare? un modo è quello di imparare ad osservarsi, mettersi in discussione, provare ad andare oltre gli schemi, l'apatia, la routine quotidiana, conoscere e vincere i propri limiti, accettare i propri tempi.....

ATTRAVERSARE LA CRISI E CAMBIARE !!!!!!!!!!!!!!!!

Obbiettivi che possono sembrare impegnativi, ma possibili ..... partecipare al corso di Biorelax può aiutare a dare dei primi strumenti per raggiungere tali scopi ma sopratutto :

  • Consente di entrare in un percorso che facilita il cambiamento personale.
  • Favorisce la consapevolezza ed il Contatto con se stessi.
  • Promuove il Contatto e le relazioni con gli altri.
  • Diffonde il proprio ben-essere nel proprio contesto vitale.
  • Consente un "viaggio interiore" alla scoperta delle proprie modalità conoscitive e relazionali.
  • Promuove il potenziamento della propria creatività.

Proprio per questo motivo gli incontri di Biorelax saranno condotti con una metodologia teorico-pratica che, attraverso l'attiva partecipazione ed il coinvolgimento emotivo-cognitivo-affettivo-relazionale consente di accedere a nuovi percorsi di conoscenza di sè e dell'Altro.

Gli incontri saranno condotti da:

Antonia Laporta    psicologa-psicoterapeuta, docente e formatrice gruppi Gestalt Psicosociale.

Emanuela Venanzoni psicologa-psicoterapeuta, docente e formatrice gruppi Gestalt Psicosociale.

Per partecipare è richiesta la prenotazione telefonica al numero 347. 9307985   o inviare una mail a 

antonialaporta@gmail.com




Gli incontri si svolgeranno presso il Centro Samila, Via Baldassarre Peruzzi 25 ( Zona Fao-Aventino) il sabato dalle 15:00 alle 18:00.


CALENDARIO INCONTRI.

SABATO 26 OTTOBRE

SABATO  9 NOVEMBRE

SABATO 16 NOVEMBRE

DOMENICA 24 NOVEMBRE

SABATO 30 NOVEMBRE. 






martedì 8 ottobre 2013

CORSO BIORELAX E BENESSERE PSICORPOREO.


Nel corso dei prossimi mesi, si terrà un ciclo di seminari settimanali, finalizzati a promuovere il benessere e l'armonia psicofisica.

Il corpo è lo specchio e la rappresentazione del nostro universo interiore, esserne consapevoli significa conoscerlo nella sua forma, nei suoi limiti, nelle sue possibilità.

Significa scoprire potenzialità nascoste, sviluppare i sensi, imparare a gestire l'energia psicofisica, sciogliere i blocchi energetici e muscolari, essere a proprio agio con se stessi.

Gli incontri di Biorelax consentono un "viaggio interiore" alla scoperta:

  • Delle proprie modalità conoscitive, espressive e relazionali.
  • Al potenziamento della propria creatività.

Gli incontri, a cadenza settimanale, saranno condotti da:

Antonia Laporta   psicologa-psicoterapeuta, docente, formatrice gruppi Gestalt Psicosociale.

Emanuela Venanzoni psicologa-psicoterapeuta, docente, formatrice gruppi Gestalt Psicosociale.


Per partecipare, è richiesta la prenotazione telefonica al 347. 9307985  oppure
inviare una mail a        antonialaporta@gmail.com


Gli incontri di Biorelax inizieranno SABATO 26 OTTOBRE dalle 15:00 alle 18:00. e si terranno presso il Centro Samila, via Baldassarre Peruzzi, 25, zona Fao-Aventino.




CALENDARIO INCONTRI BIORELAX :



SABATO 26 OTTOBRE                                                 15:00 - 18:00

SABATO 9 NOVEMBRE                                                 15:00 - 18:00

SABATO 16 NOVEMBRE                                               15:00 - 18:00

DOMENICA 24 NOVEMBRE                                           15:00 - 18:00

SABATO 30 NOVEMBRE                                               15:00 - 18:00


 

lunedì 30 settembre 2013

BIORELAX E BENESSERE PSICOCORPOREO. WORKSHOP GRATUITO DI PRESENTAZIONE.




Nel corso dei prossimi mesi si terrà un ciclo di incontri settimanali finalizzati a promuovere il benessere e l'armonia psicofisica.

Il corpo è lo specchio e la rappresentazione del nostro universo interiore; esserne consapevoli significa conoscerlo nella sua forma, nei suoi limiti, nelle sue possibilità.
Significa scoprire potenzialità nascoste, sviluppare i sensi, imparare a gestire l'energia psicofisica, sciogliere i blocchi energetici e muscolari, essere a proprio agio con se stessi.

Gli incontri di Biorelax consentono un "viaggio interiore" alla scoperta della propria creatività e saranno condotti da:

Antonia Laporta :            psicologa-psicoterapeuta, formatrice gruppi Gestalt Psicosociale.

Emanuela Venanzoni:       psicologa-psicoterapeuta, formatrice gruppi Gestalt Psicosociale.

Inoltre è prevista la collaborazione di esperti quali: insegnanti di yoga, personal trainer, naturopati, riflessologi.

Per partecipare, è richiesta la Prenotazione telefonica al  347. 9307985. o Inviare una mail a antonialaporta@gmail.com.


Vi aspettiamo ...... 


 telefonare al 347. 210 41 83  o una mail a : emanuela.venanzoni@gmail.com

sabato 15 giugno 2013

Olympe de Gouges

Olympe de Gouges  e la Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina  





Probabilmente ai più la storia di questa giovane donna rivoluzionaria sarà conosciuta e quindi priva di sorpresa e di chissà quale investimento storico, ma quando mi sono imbattuta nella lettura della sua vita e nel libro diventato un simbolo del libero pensiero femminile, ho pensato che poteva essere un ottimo spunto di riflessione ed anche un modo per far conoscere a qualcuno questa figura che poco viene trattata se non come letterata, almeno come figura di donna che visse il suo tempo e che per le sue idee e le sue convinzioni lottò e perse la vita.
Il clima nel quale Olympe ebbe modo di formarsi, fu quello del Settecento francese e dell'Illuminismo dove fino al 1789 era impossibile per le donne non abbienti far parte attiva nella società, fu solo dopo questo significativo e buio evento dove si videro migliaia di donne che presero le armi e parteciparono alla presa della Bastiglia, dove morirono lottando per le strade, finendo sul patibolo e sacrificando la propria vita in nome di un'idea di libertà e di uguaglianza, che iniziarono i dibattiti e si iniziò a creare delle associazioni in difesa dei loro diritti.
Ma anche all’ interno dei circoli più rivoluzionari continuarono ad essere estromesse dal voto, e poi  anche la Convenzione le escluse dai diritti politici e tolse loro il diritto di associazione, e Robespierre proibì le associazioni femminili e persino i loro giornali, segno che, nonostante la loro attiva partecipazione, il segno del patriarcato era evidente ed a tratti ingombrante per la loro libertà di azione e di espressione.
Olympe fu una donna che partecipò attivamente alla sua realtà sociale, fu scrittrice, autrice teatrale oggi completamente dimenticata, ed era sensibile alle ingiustizie di qualsiasi tipologia, sia contro le donne che contro gli uomini (si offrì pure di difendere Luigi XVI quando fu arrestato), si batté anche per la liberazione degli schiavi, per il divorzio e per i diritti degli orfani e delle madri nubili, abbracciando dunque varie realtà sociali ed indigenti.
Olympe de Gouges, il cui vero  nome era Marie Gouze, allevata da Pierre Gouze, in realtà figlia naturale del marchese Lefranc de Pompignan, padrino di sua madre, Presidente del Tribunale  e famoso letterato, era nata il 7 maggio del 1748 nella regione di Montauban; suo padre adottivo era un macellaio, sua madre rivendeva abiti usati.
Si sposò a soli sedici anni per evadere dall’angusto ambito familiare, cosa comune a quel tempo ed ebbe un figlio, ma a 17 anni restò vedova e conobbe  Jacques Biétrix, un ingegnere dei trasporti militari: fu amore a prima vista. Lui la condusse con sé a Parigi e qui lei cambiò il suo nome in Olympe de Gouges.
Era una donna bella, intelligente e corteggiata, frequentò i salotti  più famosi, conobbe i più importanti scrittori e filosofi e cominciò a scrivere (secondo altri a dettare perché analfabeta) saggi, opere teatrali, manifesti, proclami, e nel 1874 compose anche un dramma nel quale si pronunciava, con forti accenti, contro la schiavitù, che andò in scena proprio nell’anno della rivoluzione, nel 1789.

Olympe si rivolse molto presto alla politica; dapprima rivoluzionaria, poi realista, infine repubblicana, convinta che  La donna nasce libera ed ha gli stessi diritti dell’uomo, nel 1791 fondò il "Cercle social", un’associazione che si prefiggeva la parità dei diritti delle donne, e pubblicò la "Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina" (testo che ricalcava la famosa "Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino", che stabiliva i diritti inalienabili e sacri dell’uomo) in cui Olympe, anticipando le rivendicazioni femministe, auspicava una società senza patriarcato.
Nonostante fosse molto attiva, fu altresì consapevole che le conquiste della rivoluzione non avvantaggiavano affatto le donne e che anche con il nuovo regime la loro libertà veniva calpestata, e ricominciò con i suoi infuocati discorsi libertari, attaccando il regime di Robespierre, il quale non esitò a condannarla a morte quando lei prese le difese di Luigi XVI.
Olympe de Gouges fu ghigliottinata il 3 novembre del 1793 per aver dimenticato le virtù che convengono al suo sesso ed essersi immischiata nelle cose della Repubblica.

Uno dei suoi motti fu "La donna ha il diritto di salire sul patibolo, deve avere egualmente il diritto di salire in tribuna!

Volutamente non entrerò in successivi commenti riguardo ciò che nei secoli poteva essere fatto nei confronti delle donne, dei loro diritti e delle loro libertà negate ed a volte usurpate, pubblicherò soltanto la Dichiarazione per intero, che da sola fornisce elementi riflessivi su ciò che può e deve essere ancora fatto e che pone un pensiero sul meraviglioso universo femminile che tutti i giorni in modo eroico, instancabile lotta e va avanti insieme anche a diversi uomini illuminati e consapevoli di quanto siano una sana relazione, cooperazione e valorizzazione che possono dare una chiave di lettura diversa e costruttiva e non false ideologie e pregiudizi che interrompono il Contatto e favoriscono la segregazione reciproca creando una società ferma, timorosa e non incline alla crescita.


DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELLA DONNA E DELLA CITTADINA



Uomo, sei capace d’essere giusto ? E’ una donna che ti pone la domanda ; tu non la priverai almeno di questo diritto. Dimmi? Chi ti ha concesso la suprema autorità di opprimere il mio sesso? La tua forza? Il tuo ingegno? Osserva il creatore nella sua saggezza ; scorri la natura in tutta la sua grandezza, di cui tu sembri volerti raffrontare, e dammi, se hai il coraggio, l’esempio di questo tirannico potere. Risali agli animali, consulta gli elementi, studia i vegetali, getta infine uno sguardo su tutte le modificazioni della materia organizzata; e rendi a te l’evidenza quando te ne offro i mezzi; cerca, indaga e distingui, se puoi, i sessi nell’amministrazione della natura. Dappertutto tu li troverai confusi, dappertutto essi cooperano in un insieme armonioso a questo capolavoro immortale.
 Solo l’uomo s’è affastellato un principio di questa eccezione. Bizzarro, cieco, gonfio di scienza e degenerato, in questo secolo illuminato e di sagacità, nell’ignoranza più stupida, vuole comandare da despota su un sesso che ha ricevuto tutte le facoltà intellettuali; pretende di godere della rivoluzione, e reclama i suoi diritti all’uguaglianza, per non dire niente di più.



Preambolo

Le madri, le figlie, le sorelle, rappresentanti della nazione, chiedono di potersi costituire in Assemblea nazionale. Considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti della donna sono le cause delle disgrazie pubbliche e della corruzione dei governi, hanno deciso di esporre, in una Dichiarazione solenne, i diritti naturali, inalienabili e sacri della donna, affinché questa dichiarazione, costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale, ricordi loro senza sosta i loro diritti e i loro doveri, affinché gli atti del potere delle donne e quelli del potere degli uomini, potendo essere paragonati ad ogni istante con gli scopi di ogni istituzione politica, siano più rispettati, affinché le proteste dei cittadini, fondate ormai su principi semplici e incontestabili, si rivolgano sempre al mantenimento della Costituzione, dei buoni costumi, e alla felicità di tutti. In conseguenza, il sesso superiore sia in bellezza che in coraggio, nelle sofferenze della maternità, riconosce e dichiara, in presenza e sotto gli auspici dell’essere supremo, i seguenti Diritti della Donna e della Cittadina.

Articolo I

La Donna nasce libera ed ha gli stessi diritti dell’uomo. Le distinzioni sociali possono essere fondate solo sull’utilità comune.

Articolo II

 Lo scopo di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili della Donna e dell’Uomo: questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e soprattutto la resistenza all’oppressione.

Articolo III

 Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella nazione, che è la riunione della donna e dell’uomo: nessun corpo, nessun individuo può esercitarne l’autorità che non ne sia espressamente derivata.

Articolo IV

 La libertà e la giustizia consistono nel restituire tutto quello che appartiene agli altri; così l’esercizio dei diritti naturali della donna ha come limiti solo la tirannia perpetua che l’uomo le oppone; questi limiti devono essere riformati dalle leggi della natura e della ragione.

Articolo V

 Le leggi della natura e della ragione impediscono ogni azione nociva alla società: tutto ciò che non è proibito da queste leggi, sagge e divine, non può essere impedito, e nessuno può essere obbligato a fare quello che esse non ordinano di fare.

Articolo VI

 La legge deve essere l’espressione della volontà generale; tutte le Cittadine e i Cittadini devono concorrere personalmente, o attraverso i loro rappresentanti, alla sua formazione; esse deve essere la stessa per tutti: Tutte le cittadine e tutti i cittadini, essendo uguali ai suoi occhi, devono essere ugualmente ammissibili ad ogni dignità, posto e impiego pubblici secondo le loro capacità, e senza altre distinzioni che quelle delle loro virtù e dei loro talenti.

Articolo VII

 Nessuna donna è esclusa; essa è accusata, arrestata e detenuta nei casi determinati dalla Legge. Le donne obbediscono come gli uomini a questa legge rigorosa.

Articolo VIII

  La Legge non deve stabilire che pene restrittive ed evidentemente necessarie, e nessuno può essere punito se non grazie a una legge stabilita e promulgata anteriormente al delitto e legalmente applicata alle donne.

Articolo IX

 Tutto il rigore è esercitato dalla legge per ogni donna dichiarata colpevole.

Articolo X

 Nessuno deve essere perseguitato per le sue opinioni, anche fondamentali; la donna ha il diritto di salire sul patibolo, deve avere ugualmente il diritto di salire sulla Tribuna; a condizione che le sue manifestazioni non turbino l’ordine pubblico stabilito dalla legge.

Articolo XI

 La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi della donna, poiché questa libertà assicura la legittimità dei padri verso i figli. Ogni Cittadina può dunque dire liberamente, io sono la madre di un figlio che vi appartiene, senza che un pregiudizio barbaro la obblighi a dissimulare la verità; salvo rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla Legge.

Articolo XII

 La garanzia dei diritti della donna e della cittadina ha bisogno di un particolare sostegno; questa garanzia deve essere istituita a vantaggio di tutti, e non per l’utilità particolare di quelle alle quali è affidata.

Articolo XIII

 Per il mantenimento della forza pubblica, e per le spese dell’amministrazione, i contributi della donna e dell’uomo sono uguali; essa partecipa a tutte le incombenze, a tutti i lavori faticosi; deve dunque avere la sua parte nella distribuzione dei posti, degli impieghi, delle cariche delle dignità e dell’industria.

Articolo XIV 

Le Cittadine e i Cittadini hanno il diritto di costatare personalmente, o attraverso i loro rappresentanti, la necessità dell’imposta pubblica. Le Cittadine non possono aderirvi che a condizione di essere ammesse ad un’uguale divisione, non solo dei beni di fortuna, ma anche nell’amministrazione pubblica, e di determinare la quota, la base imponibile, la riscossione e la durata dell’imposta.

Articolo XV 

La massa delle donne, coalizzata nel pagamento delle imposte con quella degli uomini, ha il diritto di chiedere conto, ad ogni pubblico ufficiale, della sua amministrazione.

Articolo XVI

 Ogni società nella quale la garanzia dei diritti non sia assicurata, né la separazione dei poteri sia determinata, non ha alcuna costituzione; la costituzione è nulla, se la maggioranza degli individui che compongono la Nazione, non ha cooperato alla sua redazione.

Articolo XVII

 Le proprietà appartengono ai due sessi riuniti o separati; esse sono per ciascuno un diritto inviolabile e sacro; nessuno ne può essere privato come vero patrimonio della natura, se non quando la necessità pubblica, legalmente constatata, l’esiga in modo evidente, a condizione di una giusta e preliminare indennità.





mercoledì 5 giugno 2013

La favola dei Porcospini






I PORCOSPINI

Una piccola favola di Schopenhauer



"In una fredda giornata d’inverno un gruppo di porcospini si rifugia in una grotta e per proteggersi dal freddo si stringono vicini.
Ben presto però sentono le spine reciproche e il dolore li costringe ad allontanarsi l’uno dall’altro.

Quando poi il bisogno di riscaldarsi li porta di nuovo ad avvicinarsi si pungono di nuovo.

Ripetono più volte questi tentativi, sballottati avanti e indietro tra due mali, finché non trovano quella moderata distanza reciproca che rappresenta la migliore posizione, quella giusta distanza che consente loro di scaldarsi e nello stesso tempo di non farsi del male reciprocamente."




Mi emoziona sempre un pò leggere questa piccola, ma significativa favola che credo possa in sè racchiudere tanti significati.
Uno di questi è come poter creare tra Noi e l'Altro la giusta distanza, anche attraverso il provare e riprovare ciò che fa bene oppure no, in modo da dosare la nostra appartenenza e la nostra differenziazione nello stare in relazione attraverso il sentire l'Altro, lo stare in sintonia, cercando di com-prendere ciò di cui si ha bisogno all'interno di quella determinata relazione.
Ed un pò, anzi per la maggior parte, riusciamo a farlo attraverso l’empatia, a quella capacità di "sentire l’altro", di cui tutti noi, seppure in diversi modi siamo dotati per natura. 
L’empatia è ciò che permette agli uomini di ri-conoscersi reciprocamente attraverso la semplicità di uno sguardo, il mettersi in ascolto per percepire i bisogni dell’altro come altrettanto importanti quanto i propri, entrando in contatto con il suo mondo interiore e le sue emozioni.

L’uomo è per natura un animale sociale; non può non stare in relazione come non può non comunicare, non può vivere senza relazionarsi con gli altri, ma, come suggerisce il racconto di Schopenhauer, il segreto sta nel trovare la giusta distanza che ci permette di percepire le emozioni dell’altro senza identificarci con esse. 

Si pensa molto spesso che il modo migliore per stare vicino a chi amiamo sia provare le stesse emozioni a tal punto da vivere quasi in simbiosi e se l’altro soffre si sentono quasi in dovere di soffrire esattamente come lui. La vera empatia non richiede un simile sacrificio, che spesso è anche controproducente e può comunque non sostenere in maniera appropriata la persona che in quel momento ha bisogno di noi. 

Credo che una delle formule più costruttive di un buon processo empatico, ma anche di una buona base relazionale sia di essere vicini, ma non troppo e riuscire stare dentro, ma anche fuori una relazione, perderci completamente, per poi tornare nei nostri panni e nella nostra individualità senza per questo pensare di far soffrire l'Altro, o che non possa sopportarlo.  

Essere empatici e stare in Ascolto non è semplice, ma è un allenamento costante, che ci spinge a voler stare in relazione ad entrare in contatto, consapevoli del nutrimento affettivo e psicologico che questo cammino comporta.

martedì 4 giugno 2013

Tutto quello che le Donne non riescono a dire ....




Pochi giorni fa accendendo la radio mi è capitato di ascoltare la canzone di Fiorella Mannoia "Quello che le donne non dicono" e mi sono fermata un pò a riflettere in base anche al testo della cantautrice su come a volte effettivamente nel quotidiano molte donne abbiano una vera e propria difficoltà a comunicare, a dare voce a ciò che succede nel loro mondo emotivo, molto spesso pensando, a torto, che esso non sia importante, che non verrà ascoltato laddove provino a farlo e che comunque non cambierà nulla.
Molte volte mi sono trovata di fronte a delle donne straordinarie che nel quotidiano sono riuscite a mettere così tanta energia in tutto quello che facevano dalla cura dei figli, all'assistenza di un genitore anziano, a salvaguardare la loro famiglia e la loro relazione da non sentire più la fatica, da essere talmente inserite in questo vortice da non riuscire più ad ascoltare sè stesse non riconoscendo tra l'altro l'alto valore "eroico" di quello che portavano avanti ogni giorno.
E questo silenzio però in alcune situazioni può nascondere altro, sopratutto emozioni sopite, non dette che a lungo andare possono riflettersi sull'umore e sul corpo che come una spia avverte che c'è qualcosa che non va, perchè le emozioni quando non sono trasmesse e non viene dato loro modo di esprimersi possono dare vita a delle manifestazioni psicosomatiche importanti alle quali se non viene data una giusta attenzione può nel tempo portare a dei disagi.
Rabbie nascoste, o anche fastidi o disagi non comunicati o anche gioie non condivise con l'Altro come vorremmo può portare ad altre manifestazioni come malinconie, frustrazioni, disturbi alimentari  e depressivi, ed il passaggio può essere a volte anche molto veloce.
Il fatto è che per quanto a parole ci si dice che ci si deve voler bene, prendere cura di Sè, siamo ancora sopratutto per quanto riguarda la realtà femminile, in un terreno dove si fa ancora difficoltà a farlo davvero, a dare voce al proprio mondo interiore e dove si crede che essere autonome e con un' alta autostima possa significare per forza essere delle Donne forti e non emotive ed a tratti quasi egoiste, con dei tratti maschili, ma inteso in senso dispregiativo.
In realtà avere una buona autostima e fare un percorso verso il benessere significa in maniera molto più semplice iniziare ad essere ogni giorno più consapevoli del valore intrinseco di ognuno, e prendere atto che è nel diritto di ciascuno realizzare sè stessi, di avere un posto nel mondo nel rispetto di sè stessi e degli altri.

Avere una sana autostima significa essere più consapevoli, e quindi fare di conseguenza anche delle scelte di vita personali in maniera congrua al proprio essere, e questo può essere fatto innanzitutto valorizzando sè stesse e mettendo in risalto le proprie qualità e le proprie risorse delle quali molte volte siamo consapevoli, ma che abbiamo quasi vergogna a mettere in bella mostra, orgogliose di averle.

Probabilmente ciò è dovuto anche ad un retaggio culturale che non ha aiutato in maniera significativa chi voleva esprimersi in tutta la sua bellezza e la sua personalità, un pò per paura degli altri, un pò anche per paura di ciò che poteva significare dare voce al proprio Io, un pò anche a causa di vecchie reti sociali e culturali che non hanno spinto le donne ad essere semplicemente tali nella loro meravigliosa natura.

E' importante dunque come primo passo iniziare ad ascoltarsi, ad ascoltare il proprio corpo, i segnali che esso ci manda e dargli la giusta importanza e la giusta attenzione e trasformare in maniera positiva le eventuali ferite che provocano dolore, rabbia ed una sorta di aggrovigliamento in sè stesse in un'energia dirompente e positiva che possa essere fonte di forza e di energia che possa aiutare nei successivi momenti di difficoltà.     
Comprendere le proprie ferite, dargli attenzione e portarle alla luce, aiuta ad intraprendere un cammino verso una preziosa forza creativa per cambiare la propria vita, verso un più profondo sviluppo psicologico, uscendo dalla trappola degli stereotipi e dai giudizi che accompagnano da sempre l'indipendenza e l'ignoto, mettendoci nella condizione di sperimentare e di allontanarsi un pò dagli schemi conosciuti ed iniziare ogni giorno e per sempre una propria individuale esplorazione in modo da essere anche da sole ma non sentirsi mai sole.

Vorrei salutarvi con questa poesia della scrittrice Alda Merini che incarna a mio personale gusto, l'andare Oltre tutto ciò che c'è di conosciuto al di degli schemi e dei giudizi sociali e che attraverso le parole diede voce al suo cuore e alla sua sofferenza.


" A tutte le donne"

Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d'amore.

                                                                                        Alda Merini.


Sportello di orientamento.









Dal mese di Giugno presso il centro familiare Liberacorpomente ( Viale Dei campioni 18, zona Eur) sarò presente con uno sportello di orientamento e di ascolto psicologico che sarà attivo il sabato pomeriggio. Chiunque volesse delle informazioni sulla figura dello psicologo o dello psicoterapeuta, o volesse avere un primo contatto con un esperto su una particolare tematica, e/o situazione di difficoltà, o più semplicemente, per prendersi un momento per Sè, può, tramite prenotazione telefonica o via mail richiedere un appuntamento gratuito.

 


Per info e prenotazioni :

DOTTORESSA EMANUELA VENANZONI
Psicologa-Psicoterapeuta in Gestalt Psicosociale-
Art Counselor

Tel. 347 /2104183
emanuela.venanzoni@gmail.c
om

giovedì 23 maggio 2013






"Quando non c'è più rimedio è inutile addolorarsi, perché si vede ormai il peggio che prima era attaccato alla speranza. Piangere sopra un male passato è il mezzo più sicuro per attirarsi nuovi mali. Quando la fortuna toglie ciò che non può essere conservato, bisogna avere pazienza: essa muta in burla la sua offesa. Il derubato che sorride, ruba qualcosa al ladro, ma chi piange per un dolore vano, ruba qualcosa a se stesso "

 William Shakespeare  - Il mercante di Venezia -

martedì 21 maggio 2013

La ballata del Narcisista.





Caravaggio, Narciso, 1594-1596
                                                

Quando mi sono trovata nel dover scegliere quale argomento trattare per la mia tesi di specializzazione, ho avuto un attimo di esitazione, in quanto fui sommersa da idee e riflessioni che in anni di percorso e di studi mi avevano portato a vedere la realtà sotto tanti e diversi punti di vista. Scelsi, per ciò che concerne l'argomento di psicopatologia, il Narcisismo che mi ha sempre da una parte affascinato e dall'altro provocato anche una profonda tenerezza ed umanità, in quanto il loro vissuto emotivo è come bloccato, intrappolato, come se non riuscissero ad esprimere l'immensità del loro cuore e dello loro emozioni, incapaci di accogliere a volte ciò che hanno intorno, ne hanno paura e rimangono bloccati nella loro profonda incapacità di entrare in contatto con l'Altro. 
Il Narcisismo vissuto anche come metafora sociale, espressione di solitudine e di interruzioni al contatto, dove alle volte ci si trova di fronte a delle relazioni "usa e getta", si fa fatica a trovare dei punti di riferimento e sembra talvolta quasi rétro parlare di valori e di impegno morale. 
Nello stesso tempo è altresì vero che si parla anche in maniera quasi inflazionata di società narcisistica e come si sa, a livello comunicativo ed emotivo, quando una parola ed un concetto vengono troppo utilizzate si rischia che ciò che davvero vogliamo comunicare non arrivi a chi di dovere.
Ma quello che forse a volte non viene sottolineato credo in maniera rilevante sia, per questa tipologia di persone, quanto per loro possa essere estremamente difficoltoso e talvolta anche doloroso, entrare in contatto con l'Altro, riuscire ad andare al di là delle proprie solitudini e provare a mettersi in gioco, persone per le quali come diceva Lowen era impossibile dire "Ti amo" due semplici parole che aprono un mondo, ma che per loro può diventare un elemento ulteriore di distacco, di fuga dall'emotività e di profonda fragilità. Forse è stato questo l'aspetto che più mi ha colpito, sopratutto in relazione alla metodologia della Gestalt Psicosociale, nella quale l'accettazione, l'inclusione e lo "stare con", può dare un nuovo modo nel tempo e con tanta fatica di entrare a contatto con le loro antiche ferite, questo permette loro di dare voce a livello emotivo a ciò che altrimenti rimarrebbe per sempre nella caverna del loro cuore. Mi sono anche chiesta guardandomi intorno, quanto questo proliferare di una tendenza narcisistica non sia dovuta anche a quella che è la nostra realtà sociale e culturale, non mi voglio addentrare in elementi pregiudizievoli e che possano essere un monito su come risolvere e trattare la nostra società, ma nel dettaglio mi sono orientata nel vedere come anche realtà quali Internet, l'Arte e la Musica siano divenute nel tempo espressione di elementi narcisistici. 
In particolare curiosando e cercando argomenti in proposito mi sono imbattuta in una significativa quanto singolare ricerca di Nathan DeWall, pubblicata nel New York Times nel 2011, psicologo presso la University of Kentucky, che con alcuni colleghi hanno infatti analizzato i testi delle canzoni presenti nella Billboard Hot 100 Chart 1980-2007, scoprendo anche loro una costante crescita, statisticamente significativa, del narcisismo espresso nei testi musicali, con la presenza di un maggior numero di pronomi come “io” e “me”, o un incremento di parole che indicavano comportamenti antisociale come "odio" o "uccidere". Questi gradualmente sono andati a sostituirsi al classico “noi” o a parole come "amore" e "dolcezza". Esempi recenti di narcisismo nelle canzoni pop sono ad esempio quelli presenti nel brano di Justin Timberlake, del 2006 “I’m bringing sexy back”  o in quello della Beyoncé, del 2005: “It’s blazin”. In queste canzoni vi è la tendenza ad esprimere ostilità e rabbia, piuttosto che i tradizionali sentimenti di felicità e soddisfazione. Già in alcune ricerche del passato il narcisismo e i sentimenti di ostilità verso gli altri sono stati tra loro messi in collegamento, ma l’analisi di DeWall, pubblicata sulla rivista Psychology of Aesthetics, Creativity and the Arts mostra che questo accade anche nei testi delle canzoni. Fino agli anni ’80 nei testi delle canzoni l’amore era qualcosa di positivo, e riguardava due persone, mentre le canzoni più recenti sono centrate su ciò che l’individuo desidera, e sulle delusioni e le offese che altri gli hanno procurato.
In contemporanea, oltre che analizzare i testi della canzoni, i ricercatori attraverso test di personalità, verificarono che nel giro di poche decadi le emozioni vissute dalla fascia di giovani adulti era più orientata verso modelli depressivi o tendenti al narcisismo ed all'individualità che non con lo sguardo verso la Relazione e l'Altro.
Ed in Italia? anche qui si sono fatti degli studi riguardo sopratutto il modello portato avanti dai cantautori dove si assiste più alla presenza della melanconia e del dissenso sociale che non del narcisismo vero e proprio se non un esempio su tutti come nella canzone “La ballata dell’amore cieco e della vanità” di De Andrè del 1966 nella quale si assiste al ritorno della figura della persecutrice sadica, donna di Baudelairiana memoria, che rispecchia più il Narcisismo descritto da Kernberg.
L’aggressività distorta e sadica, un comportamento crudele ed onnipotente che condurrà il suo innamorato alla morte lasciandole solo “del sangue secco delle sue vene”. Non si può certo  affermare con assoluta certezza che  in un contesto culturale e sociale di questo tipo che esalta e coltiva ambizioni personali smisurate ed un distacco completo dall’emotività e dalle relazioni, si sia sviluppata come conseguenza una proliferazione di disturbi al limite, favorendo un’immaturità ed un impoverimento relazionale, affettivo e sociale, ma credo sia comunque necessario volgere un occhio attento ed una partecipazione attiva da parte dei professionisti delle relazioni d’aiuto e non solo, per saper rispondere sempre meglio alle varie esigenze che stanno emergendo in un contesto sociale sempre più disgregato e particolare ed analizzare in maniera attenta e presente questi continui mutamenti.

sabato 18 maggio 2013

I suoni del cuore.

                               
                                      



"Ascolti una musica, passano i giorni, passano gli anni, risenti quella musica e tutto ritorna, tutto rivivi: le immagini, i profumi, lo stato d'animo vissuto in quei 3 minuti di vita passata. Tutto è stato magicamente registrato nel profondo della tua anima... come una chiave riapre una vecchia porta, riaccedi, tramite dolci o amare note, in un mondo tuo al momento dimenticato... " ( Anonimo).

Rileggendo queste righe mi è tornato alla mente un pò quello che descriveva nel romanzo Alla ricerca del tempo perduto lo scrittore Proust il quale dopo aver assaggiato di nuovo una madeleine,  si ritrova sommerso nel ricordo di ciò che aveva vissuto:

..] in una giornata d’inverno, rientrando a casa, mia madre, vedendomi infreddolito, mi propose di prendere, contrariamente alla mia abitudine, un po’ di tè. Rifiutai dapprima, e poi, non so perché, mutai d’avviso. Ella mandò a prendere uno di quei biscotti pienotti e corti chiamati Petites Madeleines, che paiono aver avuto come stampo la valva scanalata d’una conchiglia di San Giacomo. Ed ecco macchinalmente oppresso dalla giornata grigia e dalla previsione d’un triste domani, portai alle labbra un cucchiaino di tè, in cui avevo inzuppato un pezzetto di Madeleine. Ma, nel momento stesso che quel sorso misto a briciole di biscotto toccò il mio palato, trasalii, attento a quanto avveniva in me di straordinario. Un piacere delizioso m’aveva invaso, isolato, senza nozione della sua causa. M’aveva subito resi indifferenti le vicissitudini della vita, le sue calamità, la sua brevità illusoria, nel modo stesso in cui agisce l’amore, colmandomi d’un’essenza preziosa [...]. 

E questo è quello che più o meno accade quando ci troviamo ad ascoltare un brano, una canzone particolare, una melodia, quando andiamo ad un concerto che ci porta alla mente emozioni, pezzi di vita vissuta .
Non importa quale sia il genere musicale, o dove ci troviamo, ma quello che colpisce è come essa possa risvegliare in maniera del tutto naturale ed involontario, delle emozioni a volte assopite, nascoste dal passare del tempo che ci sembravano ormai del tutto dimenticate.

Ed invece, un pò come per Proust, ci si trova totalmente immersi in una sensazione, dove molto spesso anche il nostro corpo si trova a provare delle modifiche sensoriali, magari c'è una lieve accelerazione dei battiti cardiaci, oppure ci si accorge di avere le mani sudate ed il respiro muta la sua regolarità.
E' come se in quel momento il passato, sollecitato da una casuale sensazione sonora, può riemergere nel Qui ed Ora, ed essere vissuto in modo totalmente diverso da ciò che è stato, con un bagaglio emotivo che è sempre in divenire.

Si può creare un nuovo ricordo e dare vita ad una nuova sensazione legata a quel particolare evento, a ciò che è ormai passato, ma che continua a vivere dentro di noi.
Ho da sempre avuto modo di essere a contatto con la musica sia da un punto vista puramente da ascoltatrice, sia da un punto di vista attivo e cioè da quando anni fa iniziai a suonare prima le percussioni e poi il basso.
Ebbene questa componente dapprima ludica poi più strutturata e studiata, mi ha accompagnato da sempre anche nella progettazione di interventi e nella relazione terapeutica dove ho cercato di trovare per lei, un posto di rilievo.

Questo perchè credo che insieme alle altre forme di arte possa essere uno "strumento" meraviglioso per cogliere le varie sfumature che ciascuno possiede e che, molto spesso, attraverso i canali della comunicazione canonica non sempre si riesce a trovare la giusta espressione dei suoni del nostro cuore.
La musica che può essere sia di accompagnamento, sia sperimentata in prima persona attraverso piccole improvvisazioni e creazioni di veri e propri dialoghi sonori riesce in pochi minuti ad aprire numerosi canali comunicativi.

Può aiutare a vincere le proprie paure e per cercare di canalizzare le ansie, favorendo la creatività e la voglia di giocare e di sperimentarsi aiutando la socializzazione o più semplicemente può lenire uno stato di agitazione ed essere un modo per rilassarsi e sintonizzarsi su ciò che il nostro corpo ci sta segnalando.  

Vorrei chiudere postando una composizione del pianista Erik Satie "Nocturne n°1" che più volte ha co-condotto con me vari laboratori espressivi !!!.

Buon ascolto.







venerdì 17 maggio 2013

Relazione d'aiuto








Una relazione di "aiuto" potrebbe essere definita come una situazione in cui uno dei partecipanti cerca di favorire, in una o in ambedue le parti, una valorizzazione maggiore delle risorse personali del soggetto ed una maggiore possibilità di espressione.


Carl RogersOn Becoming a Person, 1961

L'amore e la volontà.





Rollo May (1909-1994 ) è stato tra i padri fondatori della psicologia umanistico-esistenziale la quale, nella sua teorizzazione terapeutica, sottolineava l’importanza della libera scelta, insieme al concetto di autodeterminazione e la piena fiducia nell'uomo, nel suo stesso potenziale e nelle sue risorse che possono aiutarlo nei momenti di difficoltà. Questi punti cardine si ritrovano anche nel modo di fare terapia, dove al centro diviene importante il fattore della relazione con la Persona, rivolgendo l’attenzione alla sua interezza, estrapolandola dall'etichettamento e dalla probabile stigmatizzazione che ne può derivare e solo successivamente spostare l'attenzione al suo problema.

Questo, che verrà poi ripreso ampiamente dalla Psicoterapia della Gestalt, permette sia al terapeuta che alla persona di essere entrambi parti attive nella terapia, che non è più vista semplicemente come la soluzione di un determinato disagio, ma come un'opportunità nuova di benessere e di confronto. Come un elemento fondamentale di crescita reciproca, all'interno della quale trovare e prendere contatto con le potenzialità e le risorse insite in ognuno di noi.

E proprio sfruttando la sua pratica pluriennale nella psicoterapia e nello studio della civiltà contemporanea, Rollo May, ha scritto il libro " Amore e Volontà" che rappresenta una meditazione ed una vera e propria passione rivolta ai problemi dell'uomo moderno. Egli analizza le pressioni sorte nell'attuale periodo di transizione tra il vecchio e il nuovo mondo, le forze che ci conducono a un disagio, a una spersonalizzazione, a una disumanizzazione universalmente diffusi. E la cosa che più stupisce leggendolo, che per quanto questo sia un libro pubblicato nel 1969, ha degli spunti di riflessione molto intensi anche rispetto allo smarrimento sociale in cui stiamo vivendo attualmente.
In questa opera che forse rappresenta uno dei punti più alti della sintesi del suo pensiero, egli descrive le varie problematiche della società contemporanea attraverso la coppia, in questo caso concettuale, dell'Amore e della Volontà appunto, che possono portare ad un ulteriore smarrimento laddove viene a mancare la giusta direzione e la giusta interdipendenza tra le due.

L'individuo per realizzare il suo potenziale in tutta la sua magnificenza deve agire affinchè tutto ciò che vive sia sostenuto dalla forza dell'Eros inteso non come pulsione sessuale, e quindi a soddisfare un puro ed esclusivo piacere personale, ma come spinta alla Relazione con l'Altro.
Una forza vitale che rende le persone capaci e desiderose di operare per il benessere altrui, dove nel momento in cui si crea un legame non è soltanto espressione della somma di due esperienze individuali isolate, ma una vera ed autentica unione, e laddove accade si assiste alla Creazione di una nuova Gestalt, una nuova vita relazionale, un nuovo campo di forze magnetiche. 

Credo che la lettura, per quanto in alcuni aspetti sia di stampo tecnico diciamo per gli addetti ai lavori, possa fornire comunque degli spunti di riflessione interessanti, sopratutto su come poi nel nostro quotidiano ci si pone da un punto di vista emotivo e quanto poi si faccia davvero Contatto con l'Altro, quanto ci si domanda come sta davvero l'Altro e come stiamo noi, o quanto in realtà si possa credere che ciò avvenga, ma che, nell'effettiva modalità di come si entra in Relazione tutto ciò non succede.

E' un porre una maggiore attenzione alla nostra sensibilità emotiva che nel tempo si è persa nei meandri della crisi, della velocità con cui si vivono le situazioni e le persone; è un invito a stare di più a contatto con ciò che ci capita, ed a combattere con l'emozione questo impoverimento affettivo che è entrato con forza nel nostro campo sociale.

Mi ha molto colpita per l'attualità del suo pensiero, da dove si può estrapolare il concetto di non avere paura dell' Altro, dello sconosciuto, di ciò che non ci è familiare, recuperando una visione più umana e relazionale, partendo dapprima da uno sguardo d'insieme su come noi viviamo ogni giorno tutto questo per poi affacciarci con entusiasmo al mondo e all'Altro e non per curare le nostre ferite ed i nostri bisogni a tratti narcisistici, ma con un nuova curiosità ed arricchimento reciproco.
Come dice l'Autore è necessario iniziare di nuovo a considerare le emozioni non soltanto come una spinta verso l'esterno, ma delle vere e proprie tensioni che ci spingono verso qualcosa, un impeto creativo ed un'aspirazione a plasmare le situazioni. 

Vorrei concludere con questa citazione che a mio personale avviso oltre che racchiudere una bella immagine, può essere un ultimo elemento di meditazione. 

"I nostri sentimenti sono, al pari dei colori e dei pennelli del pittore, modi di comunicazione e di partecipazione alle esperienze significative del nostro mondo. ..... Noi siamo in un campo magnetico. Un individuo sensibile apprende,.... , a captare i sentimenti delle persone che lo circondano, così come la corda di un violino risuona alla vibrazione di ciascun'altra corda musicale nello spazio, anche se in misura talmente infinitesimale da non essere avvertibile all'orecchio"   Rollo May. L'Amore e la Volontà.

lunedì 15 aprile 2013

Erving Polster .








Quando il Cinema si prende cura dell’anima




 




Quando il Cinema si prende cura dell’anima

“Il cinema è lo strumento migliore per esprimere il
mondo dei sogni, delle emozioni, dell’istinto, l’incursione attraverso
la notte dell’inconscio: le immagini, come nel sogno, compaiono e scompaiono
fra dissolvenze e oscuramenti; il tempo e lo spazio si fanno flessibili,
si contraggono e si dilatano a volontà,
l’ordine cronologico e i valori relativi della durata non corrispondono
più alla realtà”. 
                                                                              Luis Bunùel

Il cinema è stato sin dai suoi primi utilizzi un immenso bacino di immagini e di fantasia, tutto ciò che veniva rappresentato dai film diventava in qualche maniera la rappresentazione delle proiezioni e delle identificazioni di chi lo andava a vedere, suscitando nello stesso tempo vari livelli emotivi, ma anche riflessioni e pensieri.
Il cinema al contrario degli altri mezzi di comunicazione può andare a toccare corde dell’animo umano in maniera profonda; il particolare intreccio che mette in relazione finzione e realtà spinge lo spettatore a guardarsi dentro, a porsi delle domande, ad avere un contatto continuo ed inconscio tra la propria esteriorità ed interiorità, producendo  nello spettatore cambiamenti talvolta profondi.
In effetti la visione di un film può dare vita a numerosi stati psichici che se da una parte rappresentano puro e semplice momento di evasione, dall’altra la persona può ritrovarsi in una situazione dove a mano a mano che la pellicola scorre, ci sia una maggiore consapevolezza che porta ad un passaggio dove emergono in figura espressioni del Sé e dinamiche interiori finora magari assopite.
Durante la proiezione può succedere di tutto e anche da parte di chi la vede si può assistere alla sperimentazione diretta di emozioni, sensazioni, fantasie, perché il tutto da oggettivo diventa soggettivo ed ogni volta, alla fine, si ha come la sensazione di aver fatto un percorso che se in alcuni casi può sembrare incompiuto, se portato ad una sorta di consapevolezza può dare modo di dare un significato a ciò che si è vissuto, in maniera personale e di trasformazione interiore.
E’ come se venisse in qualche modo sottoposto ad un ulteriore montaggio che è del tutto personale, in cui la persona può pensare ad un altro finale, ad aggiungere dei nuovi elementi che sono tipici di quella persona e di nessun’altra dandogli un taglio assolutamente individuale e profondo, questo perché è vero che ogni film è unico, ma la sensazione che dà non è unica, ma legata allo spettatore, ognuno dei quali può dare un significato diverso, mettendo in gioco le proprie proiezioni, identificazioni ed introiezioni che vengono generate dal film stesso.
Non mi soffermerò in questa sede sull’uso della cinematerapia che nasce come una disciplina afferente alle arti terapie, in cui il mezzo film, riesce a stimolare una presa di coscienza di contenuti interni alla persona che possono essere in quel momento bloccati, rimossi o semplicemente accantonati, aiutando ad esprimere le emozioni, ma su come un film possa semplicemente stimolare riflessioni, emozioni e sorrisi, nel momento in cui si entra in pieno contatto con ciò che vediamo.
Ed il film che mi piacerebbe commentare e dal quale trarre qualche spunto di riflessione è il Favoloso mondo di Amélie del 2001 con una deliziosa Audrey Tautou, che in una prima visione non mi convinse molto, forse proprio per la stravaganza del tutto particolare della protagonista, ma che in un secondo momento immergendomi e nell’atmosfera del film ed entrando in relazione con il mondo emotivo di Amélie, mi diede una vasta gamma di emozioni, ed una favola apparentemente semplice si trasformò in un viaggio ricco di sensazioni e vissuti personali.
Per chi non conoscesse affatto questo film, narra la storia della giovane Amélie Poulain che, dopo aver perso la madre a causa di uno scontro con un turista suicida, lascia la sua casa nativa e suo padre, per andare a vivere a Parigi dove si mantiene come cameriera.
Un giorno a seguito di un episodio dove Amélie restituì una vecchia scatola di latta che conteneva il mondo intero di un bambino, al proprietario, diventato ormai adulto, iniziò la sua missione e cioè consacrare la sua vita agli altri per migliorare segretamente la loro vita, ma a seguito di uno strano album di foto, viene condotta in un lungo e tortuoso viaggio attraverso Parigi, fino all’epilogo romantico come avviene nelle più tradizionali storie d’amore.
Ma ciò che colpisce di più di questo film è proprio la purezza e lo sguardo con cui Amélie nel suo personale viaggio ci fa guardare alla vita, un modo semplice di ricordarci l’importanza delle piccole cose e della ricchezza dello stare con l’Altro, necessario per il completamento anche della propria felicità; avere attenzione agli altri creando empatia con il loro mondo ed aiutandoli aiuta anche sé stessa.
Per ricevere amore bisogna provare soprattutto su di noi il piacere nel dare amore, nello spendersi per entrare in relazione con gli altri, andando fuori dai nostri contesti abituali ed osando, provare contatto pieno in ciò che facciamo e viviamo, passando da una sensazione di paura nell’avvicinare l’altro ad una sensazione di pienezza e di appartenenza, ri-scoprendo la bellezza dello “stare con”.
Il film è costellato di figure retoriche e simboli che sottolineano i vari passaggi e della trama del film e dei passaggi di vita della protagonista, aiutando quest’ultima a farle e farci esplorare il proprio mondo interiore, ma aiutando anche le nostre proiezioni a venir fuori, attraverso una visione fantastica ed immaginifica che permette di poter osare a vedere il mondo con occhi diversi quasi scanzonati e fanciulleschi e di uscire dal guscio e dalla timidezza per affacciarsi in maniera diversa a ciò che ci circonda.
Interessante l’uso ed il rapporto che i personaggi hanno con la fotografia che all’interno del film diventa quasi un personaggio a tutti gli effetti a tratti complesso e controverso che permette ai protagonisti Amélie e Nino di fargli percepire la propria immagine e la propria identità, per loro diventa un mezzo per scovare la psicologia degli altri, ma anche per auto analizzarsi, scoprendo anche aspetti nuovi di loro stessi.
E l’escamotage ideato da Amélie sempre attraverso le fotografie che rappresentano il nano da giardino intento a girare il mondo, riesce a trasmettere al padre un nuovo senso della vita, lasciandosi alle spalle il passato dedicandosi ad un nuovo contatto con il mondo; la foto come fil rouge e metafora della relazione, del cercarsi e del trovarsi dopo un lungo cammino ricco di emozioni.
Anche la musica come i colori forti ed energici del film, ci aiuta ad intraprendere un percorso emotivo e visivo che non lascia indifferenti, dando ancora più enfasi alle vedute dei tetti di Parigi, agli sguardi a tratti infantili della giovane protagonista, facendoci sognare, strappandoci un sorriso e magari anche una piccola lacrima come ogni lieto fine che si rispetti.       
Vorrei concludere con una citazione dal film che pronuncia l’uomo dalle ossa di vetro che racchiude in poche righe ciò a volte ci si dimentica di fare nel nostro quotidiano talvolta per pigrizia o per scarsa fiducia nelle proprie capacità o perché semplicemente abbiamo paura di contattare dapprima noi stessi e poi l’Altro.

“ Mia piccola Amélie, lei non ha le ossa di vetro. Lei può scontrarsi con la vita. Se si lascia scappare questa occasione con il tempo sarà il suo cuore che diventerà secco e fragile come il mio scheletro. Perciò si lanci, accidenti a lei !!! ”