lunedì 20 ottobre 2014

Cosa crea un blocco nell'andare dallo psicologo?




Stamattina leggendo varie notizie all'interno dei quotidiani mi sono trovata a provare interesse per un'inchiesta del quotidiano la Repubblica, postata oltre che da me anche da altri miei colleghi, nella quale si sottolineava l'incremento davvero notevole dell'incidenza della depressione dai tempi della crisi, addirittura come seconda causa di malattia dopo quelle cardiovascolari.
Non entrando in merito della descrizione dei trattamenti, (vabbè la Gestalt pensano forse che sia un animale mitologico a tre teste!!!!) mi sono più interrogata sul come mai nel nostro Paese è sempre così difficile e complicato esercitare la nostra professione e quanti pregiudizi culturali sono legati ad essa e sopratutto mi sono chiesta, ma serve davvero fare queste inchieste? cioè non è che la depressione sia nata adesso con la crisi, e non è che si dibatta sui problemi psichici da ieri.
E questo mi rendo conto succede anche tra quelli che sono i nostri amici, i nostri familiari o magari i nostri compagni che appoggiano in maniera carina ed anche, a volte, sostenendo il tutto a livello economico, ma che se poi ci inizi ad intavolare una discussione sul fatto che magari anche loro ne avrebbero bisogno, ma così anche per scherzare, negano come se gli avessimo proposto di andare alla gogna.
Un mio collega tempo fa mentre ci confrontavamo su come far incrementare la nostra attività si mostrava fiducioso sulla nostra professione, anche in virtù delle varie serie Tv che stavano per mandare in onda sia sulla tv a pagamento che gratis e mi diceva " vedrai che ora sulla scia di questo arriveranno più persone" ora, premesso che da una parte sono contenta che non sia successo ho pensato che allora le persone non si fanno abbindolare da tutto ciò che vedono in tv, dall'altra mi sono detta come mai su questo aspetto proprio non c'è verso????
Oddio so che molte puntate sono state viste più dagli addetti ai lavori che non dal grande pubblico ,anche perchè in effetti alcune cose potevano anche risultare noiose, non tutti credo trovino interessante parlare di transfert, supervisione, problemi sessuali e via dicendo.
Nelle mie varie elucubrazioni mentali mi sono fatta l'idea, e non solo io, che siamo un popolo in cui si chiede aiuto allo psicologo solo dopo eventi estremamente drammatici come un lutto o una grave separazione e solo dopo a volte aver consultato amici e fattucchieri, che con le loro pagine sulla lettura delle carte degli angeli arrivano ad un fatturato che neanche un politico.

Ma dallo psicologo non sia mai, e la risposta è : "ma mica sono matto/a che vado dallo psicologo !!!!!!! "perchè è ovvio che se uno ci va, ha di sicuro qualche rotella fuori posto ed invece mi chiedo indebitarsi per un telefono con fila annessa, non vedere che tuo figlio ha magari delle difficoltà relazionali o che basta un nulla e ti monta la rabbia al volante, o che magari finita una relazione ne inizi subito un'altra, sono atteggiamenti sani ??? e ne potrei citare altri.

Ma forse è proprio qui il punto, siamo in un momento dove non si sa più cos'è la sanità, o meglio si fa finta di non sapere, dove il veicolo delle informazioni e il disagio emotivo che ne consegue è quello a lungo termine di instaurare degli atteggiamenti che vanno ormai verso un benessere fittizio come il comprare, il dover dimostrare uno status, il dover aver paura dell'altro e del contagio, ma quello non è benessere.

Noi terapeuti mi rendo conto che non facciamo notizia e che non facciamo parte dell'orgia mediatica come altre professioni, o meglio, serviamo quando succede la tragedia ed allora si parla di attenzione verso i problemi della testa e che di noi ci sarebbe più bisogno, ma tutto ciò non basta e non è sufficiente e mi sembra un atteggiamento molto ipocrita.
Oppure se siamo considerati per promuovere la nostra professione, ovvio che tutto ciò deve avvenire in forma gratuita con una serie infinita di sportelli e di attività a trottola come fossimo dei corridori alla maratona di New York, perchè scusa, ma che dopo anni di studio e di tirocini formativi ma che pretendi anche di essere pagato??? 
Che sciocca anche io, giusto siamo nel paese del volontariato per qualsiasi cosa, ma c'è una differenza che il volontariato lo scelgo, un lavoro invece va pagato, ma qui è tutto un unico amalgama.

Siamo legati come categoria ad una serie di pregiudizi e maldicenze che a volte fanno male al cuore, dove basta che qualche collega scriva per un giornale, allora lo fa per guadagnare pubblicità e tutto ciò che scrive è perchè così ci si alimenta la sua associazione.
Fa male pensare che il nostro lavoro non sia adeguatamente preso in considerazione, noi siamo a tutti gli effetti dei medici che i medici a volte non vogliono vedere.

Perchè il benessere fa paura, perchè le persone felici pensano meglio, amano meglio e ragionano meglio e tutto ciò non va bene, è più produttivo e consumistico un paese pieno di persone infelici che però comprano, o hanno magari interessi effimeri, una società che vuole difendere valori granitici e non si preoccupa dello sfaldamento delle relazioni, che non condanna le reazioni omofobe e scandalizzate per dei patti civili che danno diritti alla Persona come afferma la nostra meravigliosa Costituzione Italiana, o non si attiva per combattere le paure razziali che si stanno incrementando o che non protegga dei bambini che stanno perdendo la loro infanzia.

E' vero il costo di circa 60 euro per rimettersi in carreggiata può avere il suo peso in tempi di crisi, ma vuoi mettere il piacere, il sentirsi bene, l'attivare le risorse cosa può suscitare in un secondo momento??? a cosa può portare ??? per carità poi staremmo meglio e sarebbe una tragedia!!!!
Si spendono a volte tanti soldi che alcune persone, anche in tempi di crisi non riescono neanche a rendersi conto, ma lo fanno tutti i giorni trascurando magari sè stessi.
Nessuno dice che è semplice e si, ogni tanto ci saranno anche dei fazzoletti che verranno usati fino all'ultimo, ma chi dice che non siano lacrime costruttive? 
Forse il punto è che non ci si vuole davvero bene, o meglio lo si dice, ma poi non lo si fa per paura perchè a volte si rimane anche aggrappati ai propri problemi un pò come una coperta di Linus, in finale se poi sto meglio e guardo il mondo diversamente come faccio ad accettare il mondo stesso ed a farmi accettare? E se poi rimango solo perchè sono cambiato??? e se divento una persona migliore????? 

E quindi è meglio continuare in alcuni casi a nascondersi, a lasciare che il benessere, il farsi una coccola per la propria Persona sia soltanto una chimera, un qualcosa che fanno alcune persone pazze ed illuminate, ma non certo io che non ho bisogno di qualcuno che mi sostenga su cosa e come devo fare, io non ho bisogno di mettermi in discussione, di essere davvero ascoltato, di fare esperienze costruttive, meglio chiamare una veggente, stressare l'amica o rifare gli stessi errori a ripetizione, costa meno, non la veggente ovvio!!!, e mi permette di lamentarmi all'infinito, senza fare nessuno sforzo.

Forse un pò di sforzo e di fatica per sè stessi dovrebbero iniziare ad essere delle materie da insegnare, un qualcosa di importante, quasi un'educazione alla quale non siamo più abituati, si è talvolta anche rassegnati nel non voler stare bene, è meglio continuare a comprare e sopravvivere che essere, meglio lamentarsi che iniziare a fare, meglio non "sentire" ciò che ci frulla a livello emotivo, meglio non avere nessuna RESPONSABILITA'. 

Perchè si avrebbero poi i nervi scoperti, si diventerebbe vulnerabili e quindi " deboli" ed in una realtà di finti forti poi si accorgerebbero di noi, e sarebbe per alcuni una tragedia, l'essere visti può far male più dell'invisibilità, perchè poi non si hanno più scuse.

E questo non è un problema di soldi, ma è tutta un'altra storia. 

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